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disturbo del comportamento alimentare
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L'obesità come disturbo del comportamento alimentare

Parlare di obesità può essere fonte di confusione, anche per colpa dei media che su questo tema tendono ad avere un atteggiamento fin troppo accomodante: parlare di una modella curvy facendo riferimento a una ragazza che pesa più di un quintale - giusto per fare un esempio - non è solo sbagliato, ma è anche dannoso per chi ascolta o legge. L'obesità, infatti, è un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare, che viene definito dall'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, come un eccessivo o un abnorme accumulo di grasso che è in grado di danneggiare o di compromettere la salute di chi ne soffre.

Come ormai tutti sanno, infatti, l'eccesso di massa grassa tipico di chi è obeso o in sovrappeso va a condizionare il funzionamento dell'organismo, interferendo - per esempio - con l'omeostasi, cioè il normale equilibrio del corpo, e pertanto rappresenta un fattore di rischio significativo per la salute. Anche la psicologia può intervenire nel trattamento dell'obesità: lo fa, in particolare, attraverso la cosiddetta terapia cognitivo comportamentale, tramite la quale vengono presi in analisi e ristrutturati i diversi pensieri disfunzionali che hanno a che fare con la mancanza di controllo sul cibo. Lo scopo è, ovviamente, quello di passare a un regime alimentare sano. 

Nell'ambito di questo trattamento, al paziente vengono insegnate delle strategie che portano a modificare il suo stile di vita: è evidente, dunque, la componente educativa che viene chiamata in causa, visto che si tratta di insegnare a una persona il modo giusto per alimentarsi. La terapia si basa su un approccio differente rispetto a quello che potrebbe derivare da una normale prescrizione dietologica. Le diete, infatti, si fondano su un modello medico di tipo prescrittivo, che solo in pochissimi casi sono in grado di influenzare e di condizionare i comportamenti e le abitudini della vita di tutti i giorni delle persone colpite da obesità.

Con la terapia cognitivo comportamentale il soggetto obeso diventa il terapeuta di sé stesso: nella prima fase del modello terapeutico, ci si dedica alla perdita di peso, mentre nella seconda fase ci si occupa del mantenimento del peso raggiunto. Appare chiaro come la seconda fase dipenda dalla capacità di introiettare e di acquisire una mentalità specifica, presupponendo una grande forza di volontà. Per arrivare alla stabilità ponderale, dunque, è importante che la persona sia veramente convinta e incline a cambiare il proprio stile di vita, rinunciando a cercare nel cibo una gratificazione o una consolazione. 

Il sito www.psicologatorino.net è a disposizione di tutti coloro che sono intenzionati ad apprendere qualche cosa in più sull'obesità: è sempre opportuno ricordare che tale condizione rappresenta, a tutti gli effetti, un disturbo del comportamento alimentare, e in quanto tale merita di essere trattata. E, quindi, curata.


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